TEREMOTO IN ABRUZZO

6 Aprile 2009

 

Er sei d’aprile der du’milaenove,

le tre de notte; Carmine e Assuntina

stavano stretti stretti a fa’ l’amore

e a disse cose dorci a la sordina.

Così l’hanno trovati. Poveracci!

Coperti da mattoni e carcinacci.

 

La gente che scappava da ogni parte

strillava, piena de disperazione.

Cascavano le case come carte,

cascavano, mattone su mattone.

E la tera tremava così forte

lassanno in ogni strada pianto e morte.

 

E lì, tra le macerie e er porverone,

chi cercava la madre, chi la fìa,

la nonna, er padre, er nonno cor bastone,

la nipote, er cugino, la famìa,

l’amichetta de giochi, l’orsacchiotto,

er cucciolo, er gattino, er bambolotto…

 

A l’Aquila e in tutto  er circondario

era sortanto ‘n grido de dolore.

E Gesù che moriva ner Carvario

li accompagnò ne’ Regno der Signore.

Ma er Signore ce stava quela sera

che in Abruzzo tremò tutta la tera?

 

Fu un attimo! ‘Na botta de siluro,

eppoi sempre più forte e ‘na ferita

spaccò la tera come fosse buro

e ingorda prese vita dopo vita.

Prese er vecchio, la donna, e’ regazzino

e scrisse er fojo nero der destino.

 

Li nomi so’ segnati a la lavagna

che ciascuno de noi conserva in côre

e a leggeli ‘na lacrima ce bagna

e casca su la tera e spunta un fiore.

Ognuno de ‘sti nomi c’è parente,

perché su ‘sto pianeta sêmo gnente.

 

Come gnente so’ state pe’ la morte

le vittime che ha fatto ‘sto disastro.

- Chissà? Me chiedo. - È corpa de la sorte,

o solo de ‘n cattivo capomastro?

Ma lasso ar monno l’interogativo

e ringrazio er Signore d’esse’ vivo.

 

Quer sei d’aprile der du’milaenove,

le tre de notte. Come du’ sposetti,

stavamo, io e mi moje a fa’ l’amore,

stavamo abbraccicati stretti stretti.

Senza sape’ de queli poveracci

coperti da mattoni e carcinacci.

 

                                               Pietro Nanu

                                 Sanremo, 24 settembre 2009